Correre con le gambe o con le ruote: la determinazione che fa la differenza

Quando si parla di corsa, l’immagine che viene in mente è quella di un atleta che spinge il proprio corpo oltre i limiti, sentendo il battito accelerare, il sudore scorrere e i muscoli tendersi in uno sforzo coordinato. Ma la corsa non è solo questo. Esiste anche un’altra corsa, meno raccontata ma altrettanto intensa: quella in carrozzina. Due esperienze diverse, ma unite da un unico comune denominatore: la determinazione.

La corsa normale: il gesto atletico nella sua forma più pura

Correre con le proprie gambe è considerato il gesto atletico più naturale. Fin da bambini iniziamo a muoverci, a esplorare il mondo a piedi, a sentire il terreno sotto di noi. La corsa è velocità, leggerezza, resistenza. È la capacità di superare se stessi attraverso la potenza muscolare, la coordinazione e la capacità di adattarsi al terreno. Per molti è anche libertà, una sensazione di volo a pochi centimetri da terra.

Eppure, anche nella corsa normale, la mente gioca un ruolo essenziale: quando la fatica si fa sentire, quando le gambe sembrano pesanti e il respiro affannoso, è solo la volontà che spinge avanti.

La corsa in carrozzina: forza, tecnica e resistenza mentale

Correre in carrozzina non è solo un’alternativa alla corsa su gambe, ma una disciplina con una propria identità e complessità. Il gesto tecnico è completamente diverso: qui non si spingono i piedi contro il terreno, ma si imprimono spinte sulle ruote con le mani, sfruttando la forza delle braccia e del busto. Ogni spinta deve essere precisa e potente, perché una buona tecnica consente di ottimizzare lo sforzo ed evitare sprechi di energia.

La posizione del corpo è fondamentale: bisogna trovare il giusto equilibrio tra stabilità e aerodinamicità, mantenendo una postura che permetta di generare la massima spinta senza perdere controllo. Le mani devono aderire perfettamente ai corrimani delle ruote, imprimendo movimenti circolari fluidi e continui. La frequenza e la potenza della spinta determinano la velocità, mentre la capacità di affrontare curve e superfici irregolari richiede coordinazione e prontezza di riflessi.

Chi corre in carrozzina sa che la vera sfida è anche nel terreno: una piccola pendenza diventa un ostacolo significativo, il vento contrario rallenta ogni avanzamento e le superfici sconnesse rendono difficile mantenere una traiettoria stabile. Qui entra in gioco non solo la resistenza fisica, ma soprattutto la forza mentale. Ogni spinta sulle ruote è una dimostrazione di volontà, ogni metro conquistato è frutto di determinazione pura.

La vera differenza: la mentalità

Se c’è qualcosa che accomuna questi due modi di correre è la volontà di non fermarsi. Che sia con le gambe o con le ruote, correre significa andare oltre i propri limiti. Spesso, chi corre in carrozzina deve affrontare anche il peso degli sguardi degli altri, il pregiudizio di chi non vede lo sport paralimpico come un vero sport. Ma è proprio lì che entra in gioco la determinazione: dimostrare che non è il mezzo a fare l’atleta, ma lo spirito con cui si affronta la sfida.

Personalmente, quando  corro a  Roma con la mia carrozzina normale e un pettorale da runner, lo faccio per dimostrare che lo sport è di tutti e che il vero traguardo è abbattere le barriere, fisiche e mentali. “Dalla parte degli ultimi per sentirmi primo” non è solo un motto, ma una filosofia di vita: la consapevolezza che il valore di un atleta non si misura in passi o in spinte, ma nella sua capacità di non arrendersi mai.

Che si corra con le gambe o con le ruote, la sfida più grande è sempre la stessa: quella con se stessi. Ed è lì che la determinazione fa la vera differenza.

 

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