La scherma in carrozzina è una disciplina sportiva basata sull’arte dell’offesa e della difesa tramite l’utilizzo di un’arma. E’ divisa in tre diverse specialità: fioretto, spada e sciabola.
Ogni specialità ha diverse caratteristiche e convenzioni. Questo sport comprende un circuito olimpico e un circuito paralimpico che prevede le stesse norme e tecniche, riadattate alla staticità dell’assalto in carrozzina.
La scherma in carrozzina è praticata soltanto da atleti con disabilità fisiche (amputati, paraplegici, tetraplegici, poliomielitici, emiplegici e lievemente spastici). L’utilizzo delle armi previste da questa disciplina non consente a persone con deficit mentale di praticarla.
In base alla disabilità, gli atleti sono divisi in tre categorie funzionali, cui corrispondono specifiche classi mediche:
1. Categoria A: classe 3-4
2. Categoria B: classe 2
3. Categoria C: classe 1a\1b
Vediamo nello specifico le categorie della scherma in carrozzina
Classe 1a: atleti senza equilibrio da seduti che presentano un deficit al braccio, un’inefficiente estensione del gomito e nessuna presa della mano. L’arma deve essere fissata al braccio con un bendaggio;
Classe 1b: atleti senza equilibrio da seduti con estensione del gomito sufficiente ma scarsa flessione delle dita. Necessitano di bendaggio alla mano armata;
Classe 2: atleti con un modesto equilibrio da seduti e braccio armato che tira normalmente;
Classe 3: atleti con un buon equilibrio da seduti pur senza appoggio attivo delle gambe, con braccio armato che tira normalmente;
Classe 4: atleti con un buon equilibrio da seduti più appoggio attivo delle gambe e braccio armato che tira normalmente.
Oltre ai normali circuiti gare federali, alcune particolari competizioni integrano la scherma in carrozzina e la scherma in piedi. Le gare integrate consentono, infatti, ad atleti normodotati di sedersi in carrozzina e gareggiare contro atleti diversamente abili in un contesto dove agonismo,
passione, uguaglianza e condivisione esprimono tutte le qualità dello sport come mezzo d’integrazione.
Perché sono importanti le gare integrate?
Oltre all’aspetto tecnico, non vanno sottovalutati i vantaggi culturali e sociali che un’integrazione in pedana comporta.
Un atleta normodotato che siede in carrozzina condivide l’handicap dell’avversario e si affaccia a una realtà con cui difficilmente si confronta. In pedana e durante l’assalto il concetto di disabilità perde valore e subentrano la competizione e l’agonismo.
L’atleta normodotato deve confrontarsi con un avversario capace di batterlo e potenzialmente più abile nel tirare a quelle specifiche condizioni. L’agonismo, dunque, porta a temere e soprattutto rispettare l’avversario, per cui non si prova più disagio o pietismo, sensazioni che incorrono facilmente quando si è a contatto con un diversamente abile, ma si cerca il modo migliore per batterlo.
L’integrazione in pedana permette un confronto culturale molto profondo in cui la condivisione delle difficoltà porta a una condivisione anche fuori dalla palestra e in altri contesti sociali.
Quando un atleta in carrozzina tira con un atleta normodotato, affronta un avversario che assume per scelta le sue stesse capacità fisiche nel momento stesso in cui siede in carrozzina. Lo scontro diventa alla pari e porta alla vittoria del migliore, cioè di colui che manifesta di possedere una maggiore abilità tecnica o fisica, o una più efficiente gestione dell’assalto, sia esso normodotato o diversamente abile. Il rapporto tra i due tiratori è sincero, ognuno cerca di prevalere sull’altro con grinta e determinazione.
E’ proprio quest’atteggiamento che viene ricercato dalla persona disabile che ha già maturato la sua condizione: l’esser trattata senza sconti o concessioni legate alla sua disabilità. Ed è proprio questo il grande valore dello sport: livellare le differenze ed esaltare passione e impegno che non presentano, ne presenteranno mai, alcun tipo di disabilità.